Romanzo Tre Fili di Perle

Counselor, scrittrice, educatrice e... poetessa

Il counseling

Il counseling

Per me il consuleing è amore... come una spiaggia dove poter tracciare i propri pensieri e sentimenti...

Che strano mestiere. Il counseling!

Sentendo pronunciare questa parola molte persone, mi guardano e con una certa perplessità mi chiedono: Che cos’è?  Di che si tratta? Come funziona? Perché il Counseling?….In quali casi è utile?.....ecc.  Trovo giusto tante perplessità e curiosità su una disciplina ( il counseling)e una figura, (il Counselor) per noi nuova e sconosciuta, ma notissima e utilizzatissima in America (come tutto dall'altra parte, là stanno avanti anni luce da noi). Il Counseling si basa su una relazione tra due persone, Counselor e Cliente che instaurano un rapporto comunicativo in un clima empatico, in cui vengono favoriti sia l’ascolto attento che la comprensione. Il Counselor è un accompagnatore, un facilitatore di crescita personale che ha seguito un corso triennale, ottenendo il diploma rilasciato da una specifica scuola di orientamento. Suo compito è quello di aiutare l’altro a trovare la soluzione al disagio transitorio, al fine di valorizzare le sue potenzialità e la sua autostima. Il suo intervento è utile sia nel supportare il conflitto dell’individuo che nel facilitare il dialogo all’interno di un gruppo.Questo in sintesi, ma il Counseling è altro e tant'altro ancora.

Professione d’amore...

Il counseling: professione d’amore
Il counselor: colui che pratica il counseling.  

Mi piace iniziare con una metafora presa dal libro “Il piccolo principe”  in cui vi leggo il ruolo e i codici del counselor, quando la volpe chiede al piccolo principe di addomesticarla, spiegandogli come deve fare:

"Bisogna essere molto pazienti, in principio tu ti sederai un pò lontano da me, così, nell'erba.
Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi.
Ma ogni giorno tu potrai sederti un pò più vicino... piano piano , mi avvicinerò”.

“I can’t help you if you won’t help yourself”

“I can’t help you if you won’t help yourself” declama il ritornello di un brano Amy Winehouse. Ed è così:non posso aiutarti se non ti aiuti. La ricerca della complicità col cliente è uno dei compiti più ardui che forse si trova ad affrontare il counselor.C'è la regola del 50/50. Essa è peraltro valida ed attendibe in tutti i rapporti umani. Si tratta di un’assunzione condivisa di responsabilità, che si stabilisce come un contratto tra counselor e cliente e impegna entrambe le parti a convergere su obiettivi comuni e negoziati laddove si rende necessaria la concertazione. Si può contare in questo modo sulla reciprocità, elemento che se espletato fino in fondo garantisce una collaborazione costruttiva che può rivelarsi prima di tutto appagante in relazione al clima sociale sviluppato e in seguito anche costruttivo sotto l’aspetto pragmatico. Non sempre, però, chi sta affondando afferra la corda che gli viene lanciata.

Il compito del Consuelor

Questo è il compito del counselor, l’ascolto, ma “ascolto attivo”!
Non solo udire e sentire ma percepire a fondo il messaggio del cliente trasmettendogli tutta la nostra comprensione. 

La relazione tra counselor e cliente deve seguire determinate tappe, ci sono le attese, i silenzi e il counselor deve diminuire i propri preconcetti per creare legami. 

Chi è il counselor

Il counselor è un professionista nella relazione di aiuto, è colui che offre il suo tempo, la sua attenzione interessata e partecipativa a chi si trova in un momento di difficoltà e di incertezze e che, attraversando un momento di difficoltà, sente la necessità di chiarificare alcuni aspetti di sé, anche in rapporto all’ambiente che lo circonda.

E’ un esperto di comunicazione e relazione in grado di facilitare un percorso di autoconsapevolezza nel cliente, affinché trovi dentro di sé le risorse per aiutarsi.

Il counselor esprime una grande fiducia nelle risorse del cliente e quindi ne favorisce l’autostima.

Non si sostituisce mai alla persona che aiuta ma gli restituisce la responsabilità di prendere le proprie  decisioni pur comprendendolo empaticamente.

Aiutare gli altri ad aiutarsi è, infatti, una delle funzioni principali del Counselor.

Cosa fa il counselor

- Il counselor si prende cura di chi vive un disagio esistenziale, di chi pur non avendo problematiche psicologiche gravi non vive serenamente la propria vita: ambivalenze, stress, scelte e decisioni difficili da compiere; crescita, prevenzione e sviluppo della personalità, questioni educative.  ·
- Il counselor si occupa di situazioni che riguardano l’area del benessere la cui necessità è quella di potenziare i punti di forza.
- Il counselor si focalizza sul “qui e ora” cioè sullo stato presente ·
- Il counselor stipula un contratto specifico con il cliente ed è focalizzato sul problema presente. ·
- Il counselor fa da supporto, orientamento, sviluppo dell’autonomia decisionale,  training di abilità specifiche.

Per svolgere questa professione...

Per svolgere la professione di counselor relazionale è necessaria una solida base formativa nel campo delle scienze psicosociali (laurea in: sociologia, psicologia, scienze dell'educazione, pedagogia, servizio sociale) a cui fa seguito di solito un percorso post-laurea, ad esempio un apposito Master, universitario o comunque erogato da strutture qualificate e riconosciute.

Oltre ad un idoneo bagaglio formativo, il counselor ha una buona base di partenza nel campo dell’intelligenza emotivo-relazionale; ad esempio deve essere una persona portata all’empatia, alla obiettività e al relativismo, disponibile a mettersi in discussione ed inoltre cortese, estroversa e con un buon grado di autoconsapevolezza.

Il counseling gestaltico

Il counseling gestaltico

Tanzan, un vecchio monaco, e il suo studente, Ekido, percorrevano insieme una strada fangosa.Lungo il cammino si trovarono di fronte un ruscello  e videro in piedi sulla riva, esitante, unabellissima giovane giapponese, che indossava kimono e fusciacca.Tanzan disse alla giovane: “Vieni, lascia che ti aiuti ad attraversare” e, senza aggiungere altro, lasollevò, se la caricò sulle spalle e la portò dall’altra parte del ruscello.Quando raggiunse la riva, depose la giovane con molta delicatezza.Lei lo ringraziò e il vecchio riprese il cammino.Ekido, lo studente, si infuriò per il comportamento scandaloso del suo cosiddetto maestro,e riuscì a ritrovare la parola solo molto più tardi, a sera.Quando proprio non ce la fece più, sbottò: “Tanzan, sai bene che a noi monaci è vietato toccare ledonne. Ma cosa ti è venuto in mente? Insomma, caricarti quella ragazza sulle spalle e portarlasull’altra riva del fiume! “Tanzan sorrise del pudore offeso del suo studente e disse con calma: Io ho posato la ragazza sull’altra riva del fiume. E tu perché te la porti ancora dietro?”  Ci sono persone che portano dentro una zavorra enorme, un peso che non permette di vivere serenamente il presente.

 

 Dalla famosa cassetta degli attrezzi a disposizione del Counselor, questa volta prendo “Il counseling gestaltico”Che cos’è la Gestalt?La Gestalt è una metodologia che nasce nel 1947 a opera di F. S. Perls e lavora sul funzionamento omeostatico dell'essere umano in relazione ai bisogni biologici, sociali ed emotivi. Quando un bisogno viene soddisfatto, subito ne nasce un altro in cerca di appagamento. Nel momento in cui questo ciclo viene ad interrompersi nascono delle problematiche. Essa pone l'accento sulla presa di coscienza dell'esperienza nel  “qui e ora”. Parte dal presupposto che il disagio esposto dal cliente nella relazione di aiuto, rappresenta il segno di una difficoltà del vivere una specificità, propria dell'essere umano.Nel counseling gestaltico si lavora in modo particolare per favorire l'espressione e perl'elaborazione e chiusura delle situazioni incompiute  provenienti dal passato, le cosiddette gestalt aperte.In ognuno di noi sono presenti molte di queste situazioni inconcluse: vecchie rabbie e rancori,ricordi di vergogne e umiliazioni subite e non digerite , malinconie, rimorsi, atteggiamenti presi edi cui ci si è pentiti, idee di sé e quant’altro.Si aiuta il cliente, attraverso una operazione catartica, a far uscire fuori , a esprimere tuttociò "che non può essere detto", ciò che per svariati motivi, tra cui pesanti auto-giudizi, è inespresso.Per avviare questo processo ogni counselor usa il proprio stile personale: si può essere frustranti osostenenti, distaccati e indifferenti, fruganti, rispecchianti, ecc., e tutto ciò allo scopo di attivare laconsapevolezza del processo interno del cliente e aiutarlo a raggiungere l'insight  (intuito) del "modo in cui si usa".L’intervento è sul qui e ora della persona piuttosto che nel racconto della sua storia; essa è utile perché ci dà informazioni su tutti quegli eventi che continuano ad essere importanti e non conclusi per la persona, ma è in ciò che succede nella relazione attuale tra l’individuo e il suo ambiente che abbiamo gli elementi vivi che possono sostenere la trasformazione e la crescita.Il percorso passa attraverso la consapevolezza di sé, l'accettazione dei pregi e difetti che ci appartengono e il riconoscimento di noi stessi per quello che siamo, esulando dalla mitizzazione dei vari Io che la società ci prospetta e che vorrebbe scegliessimo e aderissimo identificandoci nelle aspettative sociali piuttosto che rispondendo a noi stessi: il marito perfetto, la moglie ideale, lo studente modello, il figlio migliore che tutti vorrebbero. Queste sono maschere che ci impediscono di affrontare il rischio di essere noi stessi. Il rischio è quello dell'insuccesso e dell'infelicità; per proteggersi da questi dolorosi inconvenienti, c'è una forte tendenza umana al non prendersi la responsabilità della propria vita e, quindi, ad allontanarsi da se stessi, dalle proprie emozioni, dai propri desideri con la terribile aspettativa che chi ci circonda sia pronto a condividere questa passione verso la massificazione.Il counselor lavora all'interno della relazione umana che si stabilisce tra lui e il cliente utilizzando la relazione stessa come mezzo di crescita, la stessa viene vista come possibilità per il cliente di superare le proprie dinamiche, affinché la relazione sia realmente una possibilità per il cliente, il counselor deve viverla onestamente condividendo anche il proprio esserci.Il counselor si pone il compito di guidare la persona nel processo di consapevolezza, sostenendola nel prendere contatto con i propri bisogni, portandola a scoprire e usare le proprie energie e potenzialità offuscate da un periodo di disagio.Il counseling ad orientamento gestaltico si propone di aiutare a superare le problematiche relazionali, focalizzando l’attenzione sulla piena e libera espressione individuale, sullo scambio diretto fra le persone, sullo sviluppo dell’autenticità e della consapevolezza.  Una filosofia esistenziale, una "arte di vivere".

La comunicazione verbale e non verbale

Alcuni segnali non verbali: L’attenzione che una persona mostra rispetto ad una situazione d’ascolto si riesce a capire dalla postura del corpo. Ad esempio: portare il busto in avanti è indice d’attenzione.Gradimento: è legato alle labbra e ai cosiddetti baci analogici; oppure mordicchiarsi le labbra significa “ Vorrei ma non posso “.Il linguino: è indice di forte gradimento verso la persona, l’argomento trattato o la situazione.Giocherellare con un oggetto ( matita, anello, ecc. ) indica interesse.Passarsi una mano fra i capelli è collegato al desiderio di coinvolgimento.Interesse è legato all’olfatto, quindi alla zona del viso vicino al naso; al contrario se ci si strofina il dito sotto le narici.Riflessione: è un dialogo interiore e si manifesta con micromovimenti del tipo circolari. Quando ci si tocca il mento c’è una maggiore riflessione.Naturalmente questi significati non sono una regola fissa, bisogna contestualizzarli ad una determinata situazione.

SEGNALI DI RIFIUTO

ALLONTANARCI DA UNA PERSONA•ALLONTANARE LA PENNA DALLA BOCCA •SPOSTARE IL BUSTO ALL’INDIETRO • INDIETREGGIARE COL CAPO ETC. •GLI “SPAZZOLAMENTI” •SPAZZOLAMENTI CHE MANIFESTIAMO QUANDO PASSIAMO LE DITA SOTTO IL NASO, I Segnali di Rifiuto SEGNALI DI RIFIUTO O DAVANTI LA BOCCA, O SUL VISO.•PASSARSI LE DITA ALL’INTERNO DEL COLLO DELLA CAMICIA (SENSO DISOFFOCAMENTO)•SBOTTONARE LA CAMICIA ALLENTANDO IL NODO DELLA CRAVATTA •CHIUDERSI LA GIACCA • INCROCIARE GAMBE E BRACCIA •NASCONDERE LE MANI DIETRO LA SCHIENA O SOTTO I GLUTEI

Segnali di gradimento

• IL LINGUINO O MICROLIKING • IL BACIO ANALOGICO • L’UMETTARSI LE LABBRA • L’AVVICINARSI LE DITA ALLE LABBRA • IL MORDICCHIAMENTO DEL LABBRO SUPERIORE O INFERIORE • L’ACCAREZZARSI I CAPELLI O IL LOBO DELL’ORECCHIO • L’ACCAREZZARSI IL COLLO I Segnali di Gradimento SEGNALI DI GRADIMENTO • L’ACCAREZZARSI LE GUANCE O IL MENTO • IL PORTARE IL BUSTO IN AVANTI • L’AVVICINAMENTO DI UN OGGETTO A SÉ • IL TIRARSI SU LE MANICHE DELLA GIACCA O DELLA CAMICIA • L’ACCAREZZARSI LE MANI O ALTRE PARTI DEL CORPO • L’ACCAREZZARE GLI OGGETTI • L’AGGIUSTARSI LA CRAVATTA • IL GIOCARE CON L’ANELLO AL DITO

SEGNALI DI TENSIONE

• ARROSSAMENTI AL VISO (TIPICO DELLE PERSONE TIMIDE) • LEGGERA SUDORAZIONE SULLA FRONTE O SOPRA IL LABBRO SUPERIORE • DEGLUTIZIONE FORZATA • “RASCHIETTO” (TIPICO DI CHI DEVE PARLARE DI FRONTE A UNA O PIÙ PERSONE) “GRATTATINE” : SE È LOCALIZZATA SULLA PUNTA DEL NASO O SULLA BOCCA LA TENSIONE È MASSIMA• BATTERE IL TEMPO CON IL PIEDE • BATTERE LE DITA SUL TAVOLO • FAR ROTEARE LA PENNA O GLI OCCHIALI TRA LE DITA DELLA MANO • SOFFIARE NERVOSAMENTE IL FUMO DELLA SIGARETTA VERSO IL BASSO

Gallery Eventi
Eventi

"Libri Meridionali Vetrina dell'Editoria del Sud"Mercoledì 30 luglio 2014presso Santa Scolastica Via O. Pepi 27 S. Maria di Castellabate (SA)"Tra le due Sirene" Chitarra e voce del Maestro Leonardo RussoPresentazione di Marisa Russo ...

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I Commenti dei lettori

Un in bocca al lupo x tutto, l'ho sempre pensato che eri e sei una persona meravigliosa.in pratica il tuo libro l'ho letto tutto in una notte, tvb ciao anna al prossimo ♥

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